La crisi climatica non è solo una questione geofisica, ma è ormai sempre di più anche un problema di relazioni tra le persone e tra gli strati sociali in cui è organizzata una società: oggi le interazioni e le dinamiche che si sviluppano tra diversi gruppi sociali sono già influenzate, a livello di comportamenti e di percezioni, dagli effetti del surriscaldamento della Terra. La crisi climatica è anche da affrontare in ottica di giustizia sociale.
L’impatto degli eventi meteorologici estremi è infatti diverso tra le persone a seconda del gruppo di appartenenza e della capacità di ripristinare il tenore di vita. Ci sono gruppi considerati più vulnerabili che sono più suscettibili ai danni del cambiamento climatico e non hanno le risorse e le capacità per farvi fronte e adattarsi: ed esempio i gruppi meno abbienti, quelli definiti dall’età (anziani e bambini), dall’etnia, dal sesso, da disabilità mentali o fisiche, dalla posizione geografica in cui si trovano. Cosa fare per aiutare il Pianeta e i suoi abitanti? Per un’azione reale in questo senso è importante comprendere che l’avere responsabilità e capacità comuni ma differenziate implica che tutte le nazioni debbano affrontare il cambiamento climatico, ma non tutte abbiano la stessa responsabilità nel farlo.
Per tutti; si rilascia attestato di partecipazione.